Caro Ermes,
ti scrivo dopo tanto tempo, non è che mi sono scordato di te, anzi, ogni tanto rimembro quella incredibile estate che abbiamo trascorso con gli altri nel Perigord, per il matrimonio del Vapo….
L'altro giorno ho pensato a te, sono stato a mangiare nella tua città natale, beh, non proprio in centro, ma nelle vicinanze. E il nome del locale mi ha ricordato la passione che tu nutrivi per il tortellino. Mi ricordo quando ci siamo conosciuti, nel lontano 1989, io ero appena arrivato da un viaggio estenuante in treno, eh! la mia idiosincrasia per gli aerei, ed ero cotto come uno zampone, entro in questo stanzone di quella meravigliosa maison de champagne, che era la casa natale di Martine, e ritrovo lì un sacco di gente indaffarata a preparate manicaretti per il matrimonio, tutti italiani, anzi, tutti modenesi che conoscevo pure, a preparare leccornie della nostra città. Tu ti sei fatto avanti e ti sei presentato, con quell'aria un po' trasandata, quel fisico asciutto e l'aura di fumo che ti sei sempre portato addosso e che ti è stata fatale, mi hai allungato una mano e con un sorriso a 32 carati cariati ti sei presentato, Ermès de Chateaufranc. E io ci ero cascato, ero convinto che fossi francese, l'amico francese della Mirella. E col passare del tempo ero sempre più dubbioso, non eri un cuoco, ma conoscevi tutti i nostri cibi, e come prepararli, incredibile, e quella passione sviscerata per l'”ombelico di Venere”…. mi aveva lasciato basito, ma il tuo francese, così strascicato per il vino bevuto e le sigarette fumate, quello strano accento che mi suonava così tanto familiare, tanto familiare che alla fine ho realizzato, Chateufranc, che idiota che ero stato: Castelfranco, ti ho dato una pacca sulla spalla e in mudnès ti ho detto “gabian, fèt dèr in dal bisachein” e abbiamo riso di gusto. Beh in due giorni avevamo preparato un sacco di roba, avevamo una specie di gara col cuoco francese, oltre 250 persone da mettere a tavola, due menù, uno locale in onore della sposa e uno nostrano in onore dello sposo. Il nostro gruppo era numeroso, una trentina di ragazzi, tutti di Modena, e tutti indaffarati per rendere quella festa memorabile, e memorabile fu, ma non il matrimonio. Preparammo e lavorammo come dei muli per due giorni, alla fine il nostro menù era straricco. Avevamo tirato la sfoglia per preparare lasagne, tortellini, tortelloni, tagliatelle, carne per bollito misto all'italiana http://www.bollitomisto.it/home.html ), arrosti di vitello e di maiale, polpettoni, costine in umido, ossibuchi con piselli, e dolci, zuppa inglese, tortelli col savòr, finta torta Barozzi… Ricordo ancora che avevamo intortato il cuoco del paese per cuocerci i le paste, perché lui aveva pentoloni enormi, e che eravamo noi due gli addetti al controllo della cottura, ti ricordi la bella sorellina del cuoco, tutta bella rotondina, un po' ciunta ma sensuale, con i capelli biondissimi e gli occhi chiarissimi, con quella scollatura che ci ha fatti diventare strabici a forza di lumare là dentro, e quel culo che danzava nella cucina, ci tremavano le gambe, o forse era l'effetto dei litri di Beaujolais nouveau che ci eravamo trangugiati, la pelle liscia delle cosce sapientemente scoperte, e quegli sguardi ammiccanti che mi avevano sciolto come burro al sole. Ricordo che tu ti offristi di guidare il furgoncino dove caricammo le enormi pentole con le paste cotte al dente e poi via per la maison, lasciandomi là con la scusa che dovevo aiutare a sistemare la cucina, in realtà mi buttasti letteralmente tra le dolci grinfie della bionda aiuto cuoca che dopo quella lavorata e quella sudata somigliava più a uno zampone ben cotto che trasudava umori.
Ricordi che per ovvi motivi non partecipai ai festeggiamenti, in altre faccende affaccendato, ma ricordo con molto più piacere la cena del giorno dopo. I francesi avevano praticamente boicottato con la solita grandeur praticamente tutti i nostri piatti, che avevano gradito praticamente solo gli italiani, preferendo a tutto quel ben di Dio i loro striminziti potages, aiguillettes, aspic, confit e patè… Meno male che mi sono perso tutto il rifiuto alla Cambronne, mi sarei incazzato nero, anzi, gialloblu, per la fatica che avevamo fatto. A proposito di gialloblu, ti ricordi che avevamo preparato quel piatto di tortellini ad effetto, tu avevi dato le indicazioni esatte per la preparazione del ripieno e tutti li avevano sapientemente riempiti e ripiegati, mentre io ero intento a studiare la coreografia della portata, e il condimento. Niente brodo, era il 28 Agosto e c'era già abbastanza caldo. Ma un'idea malsana e patriottica mi aveva colpito e come un tarlo scavava nella mia testa. Volevo condirli in modo che quando li avremmo serviti nei piatti, sì perché oltre ad aver cucinato servivamo anche a tavola quello che avevamo preparato, si sarebbero presentati come metà gialli e metà blu. Come avevo fatto? Semplice. Avevo comprato dello zafferano libanese e un disinfettante delle vie urinarie a Bergerac, il blu di metilene, e così avevo condito i tortellini, con aggiunta della giusta dose di panna, metà erano diventati gialli e metà blu. Però mi scordai di dire a tutti che quando sarebbero andati in bagno avrebbero fatto la pipì verde…. Poco male….noi ce la siamo risa di gusto.
Ricordo anche con immenso piacere la festa tutta italiana della sera dopo, dove festeggiammo il mio compleanno mangiando tutti gli avanzi, alla faccia dei francesi, tutto meraviglioso e tutto italiano, bevendoci pure il lambrusco che qualcuno si era portato dietro. Che mangiata, gran bevuta, grandi risate, grande festa. E poi il papà della sposa nell'accomiatarsi ci aveva regalato, a me e a te, un bottiglione da 5 litri di Monbazillac, quel fenomenale vinello giallo paglierino giustamente abboccato che ci piaceva tanto, fatto da un contadino del luogo, e noi due eravamo andati nella dependance che ci avevano attribuito e stando seduti sotto a quella quercia secolare enorme ce lo eravamo bevuto tutto nell'arco della notte, fumando e ridendo e chiacchierando beatamente, e al mattino dopo, giorno della partenza, neanche un leggero mal di testa…
Eh Ermes, che belle giornate. Qui poi a Modena ci siamo rivisti altre volte sempre all'insegna del buon cibo e dei tortellini. Poi tu hai deviato la tua strada verso l'inedia, l'alcoolismo, il tabagismo estremo, il disadattamento, e piano piano sei scivolato nei meandri della società, nascondendoti sempre più al mondo, fino a spegnerti miseramente e malamente proprio quando eri riuscito a saltarci fuori.
E io l'altra giorno, appunto nei tuoi luoghi natii, sono stato a mangiare con mia moglie alla Locanda del Tortellino, ci sono stato per l'associazione dei ricordi, e durante il pranzo, ho sciorinato alla mia metà tutta questa storia che non le avevo mai raccontato, e che ho rievocato volentieri.
La Locanda non si nota dalla via Emilia perché interna, c'è un cartello nemmeno troppo voluminoso che indica una stradina stretta costeggiante un canale non asfaltata, in fondo alla quale spicca un grande parcheggio e dietro una bella casa di campagna riadattata all'uopo. Parcheggio all'interno ed entro. Piano basso molto ampio, con salone antistante e oltre, fuori, la piscina, interessante questo fattore, soprattutto per chi ha dei bambini, presenza anche di area attrezzata per loro.
Per cogliere gli aspetti migliori di questo esercizio ci sono solo due alternative, o andarci o guardare il loro sito: http://www.locandadeltortellino.it/.
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Ci accoglie, il titolare (l'ho riconosciuto perché sul sito c'è il suo bel faccione rubicondo) e facendoci strada ci fa accomodare al piano superiore, dove vi è la presenza di una grande sala apparecchiata. Siamo i primi, vero è che è appena scoccato mezzogiorno. Ci accomodiamo in un tavolo sul fondo, vicino ad un enorme camino. Dietro questa sala ce ne è un'altra, che dà sul retro, questo locale è adattissimo ai grandi gruppi, alle manifestazioni, alle conferenze, ai matrimoni.
Solerte il titolare ci allunga un cestino con pane caldo e il menù. Scorro la lista con attenzione, leggendo a modo tutte le proposte, poi rapido consultabolo con la signora e decidiamo. Tris di primi per entrambi (scelti da noi per l'occasione e non dallo chef), patate al forno per entrambi e per me tagliata alla restrizione di lambrusco e due caffè per finire. Da bere una gassata e una boccia del loro lambrusco, avevo chiesto mezzo litro, ma mi è arrivata una bottiglia, si paga al consumo, Lambrut, buon vinello beverino di produzione locale, grasparossa, mi sembra ricordare fosse l'Azienda Agricola Barbieri, probabilmente tu Ermes la conoscevi, e pensare che con tutto l'alcool che hai ingurgitato nella tua breve vita avresti dovuto essere una botte, e invece a causa delle continue depressioni eri magro come un'acciuga…. ma non ti ho mai invidiato…
Il tris era composto da ravioli di patate e pecorino in crema di zafferano, tortellini alla panna e tortelloni alla vecchia Modena. Presentato molto bene e cotto al momento, piatto quadrato di ceramica bianca con le paste ben disposte. I tortellini alla panna erano veramente speciali, sì lo so che tu da cultore quale eri ora ti rivolti nella tomba al solo pensiero di non mangiarli col brodo, ma ti ricordo anche che per non aver mai accontentato tua moglie avevi divorziato… Dicevo, ottimi, buon stricchetto, buonissimo ripieno e pasta non troppo spessa, non piccolissimi e panna assolutamente non invadente, c'era ma non ci si accorgeva che c'era. Stesso discorso per i tortelloni alla vecchia Modena, panna prosciutto e pepe nero, delicati e saporiti.
Un discorso a parte i ravioli. Avevo già mangiato i tortelli di patate in un altro ristorante della città e mi erano piaciuti un sacco, ma anche questi non scherzano, assolutamente. Completamente coperti da un mantello delicato giallo, allo zafferano appunto, che ricordi eh Ermes…. Il ripieno è gustosissimo, sicuramente oltre la patata c'è qualche altro aroma che mi è sfuggito…
Dopo i primi e dopo aver bevuto un po' di Lambrut, che è piaciuto pure a mia moglie, strano a dirsi, ai tuoi tempi questo Ermes non c'era, o perlomeno an's ciamèva menga acsè…. Intanto continuiamo a fare strage di panini. Arrivano le patate novelle al forno. Finalmente delle patate come Dio comanda, sarebbe meglio dire come Ermes comanda, perché ricordo bene che ne andavi matto. E poi la mia tagliata, che si presenta come striscioline di carne coperte da un melenso liquido violaceo, ma buonissime e assai tenere, una vera sorpresa. Tu non l'avresti mangiata, primo perché eri memore della fine di Mirella che si era affogata da sola con un boccone di fiorentina mentre era fuori a cena con te per il suo compleanno, che sfiga, secondo perché ormai l'incuria, la nicotina e il tannino del vino ti avevano cariato e consumato i denti da non poterli quasi più usare, motivo per il quale adoravi le patate…
Siamo in fondo ed è quasi in fondo anche il Lambrut, due caffè molto buoni e goccio della staffa di lambro. Ah, dimenticavo, ho assaggiato l'acqua, per prendere le pillole, in presenza di mia moglie faccio così, ma mia nonna le prendeva col vino ed è morta a 96 anni. Te la ricordi la Medina Ermes? sareste andati d'accordo voi due, avevate una passione in comune, lei l'aveva scoperta pero solo dopo i novant'anni…
Andiamo a pagare e ci vengono chiesti 50€ in tutto. Direi ottimamente ottimo.
Mentre ce ne andiamo ho un ultimo pensiero per te, se avessi scoperto questo posto l'anno scorso sicuramente ti ci avrei portato. Peccato, tu hai amato e goduto poche cose nella vita a causa della tua pigrizia e ottusaggine, anche il cancro lo hai coccolato e non hai mosso un dito per combatterlo, anzi, imperterrito, hai continuato a bere e fumare come un forsennato, ma adesso almeno non puoi più farti del male.
5 cappelli e un doveroso arrivederci a quest'estate, per mangiare all'aperto.
Imperdibile!!!
[tranzollo]
21/01/2011
A quando una serata insieme con cena pantagruelica?