Bel posticino in centro storico. Servizio gentile.
Aperitivo con prosecco, offerto assieme ad un’entrèe con olive e acciughe in una cialda di pane.
Siamo in tre.
1 antipasto: polpette di baccalà con marmellata di peperoncino piccante
1 secondo, mangiato come antipasto: polipi su letto di lenticchie e scarola
1 secondo: parmigiana di alici al forno
2 secondi: polipetti (moscardini) alla Luciana su crostone di pane casereccio
1 contorno: di patate cacio e pepe
1 dolce: delizia al limone
1 dolce: pastiera napoletana
2 calici di Falanghina del Sannio
2 bottiglie di acqua, una gasata e una liscia.
Tutto pressoché squisito, cucina di media-alta qualità.
Conto totale di 76 euro.
C’è un antefatto. Dovevamo venire qui domenica a pranzo, in bici, dalla Valpolicella, e doveva esserci anche Silli. Invece, la sfortuna è sempre in agguato e la bici di mia moglie si “rivela” bucata (nessuno ha controllato per tempo ). Macchine già consegnate ai figli e noi bloccati... impossibile raggiungere il centro di Verona.
Mi dispiace soprattutto per Silli... intanto ci siamo sentiti a voce. Ma di sicuro ci vedremo prima o poi, magari a Parma o a metà strada attorno a Mantova, magari anche con la Lucy e suo marito...
Intanto, questo posto me lo ero messo in testa e ci sono poi andato. Il locale è nel quartiere storico-popolare della Carega (vicino al Duomo), da alcuni anni ottimamente risistemato nella pavimentazione con ciotoli e marciapiedi a lasagna in pietra di Prun rosa. Bella l’ambientazione esterna nel vicoletto e bello anche l’interno: quando si entra, c’è un’unica saletta con banco bar, e circa una trentina di coperti (bisogna assolutamente prenotare, c’era tutto riservato, anche se le persone sono arrivate gradatamente).
Le pareti sono rosso cupo, tranne una che è stata lasciata in mattoni e pietre faccia a vista... il soffitto in vecchi travoni di legno... sopra la caffettiera una lamiera tondeggiante in rame per raccogliere i vapori. Piacevole anche l’arredo, sia con mobili antichi, sia col moderno.
Bagnetto piccolo, nuovo e pulito.
Il gestore è Sorrentino (maiuscolo, come il portiere del Chievo ) e, come il suo aiutante-cameriere, indossa una divisa con camicia e lungo grembiulone neri.
Ci porta subito un calice di benvenuto, con un fresco prosecco Valdo di Valdobbiadene... mi è parso un extra dry (ha subito portato via la bottiglia), dal sapore leggermente fruttato, gusto vivace e bollicine persistenti, piacevolissimo. Assieme al prosecco, una fettina di pane fatto in casa, farcito con olive ed acciughe, molto buono anche questo... gratis... ha introdotto ottimamente...
Il cameriere-proprietario parla in modo pacato e tranquillo, ci illustra la composizione dei piatti sul menu e tutto il locale emana rilassatezza.
Prendiamo l’antipasto solo io e la Marta. Nonostante la tranquillità apparente, la Eli, tanto per cambiare, ha lo stomaco attorcigliato... cosa bisogna fare con sti figli?
Molto buone sia le polpette di baccalà, macinato assieme alle patate (affiancate da una strana marmellata, forse di ribes, inzuppata opportunamente di polvere di peperoncino piccante, buona, mai assaggiata prima), sia il polipo lessato, tagliato a fettine e saltato assieme a lenticchie e scarola, anch’esse preventivamente lessate, che formano un letto. Delizioso il tutto, diviso con mia moglie.
Da bere, oltre a due bottiglie di acqua, una liscia e una gasata, due calici di Falanghina del Sannio dell’azienda Corte Normanna di Guardia Sanframondi, un paesino tra Benevento e Campobasso, di cui fino a ieri non conoscevo l’esistenza. Aromatico, di profumo intenso e gusto secco, 12 gradi o 12 e mezzo, buono eeee... calici abbondanti da quasi un quartino, che, per il principio dei vasi comunicanti , ho provveduto subito a travasare un po’ dalla mia parte, dove ce ne stà di più, anche per evitare l’acidità di stomaco a mia moglie (le voglio bene ).
Ci siamo poi divisi anche i secondi (con mia moglie), ottimi entrambi; forse le alici, in una formina di parmigiano con qualche pomodorino cirietto cotto, di gusto non troppo deciso, ma comunque ben mangiabili. Uguale divisione dei pani e dei pesci con i moscardini (che ha mangiato anche l’Elisa), disposti su una fetta di pane impomodorato e ricoperto dal brodino di cottura, eccellenti.
Stessa fine ha fatto un piatto di patate tagliate a fette sottili, bollite, e poi gratinate al forno con una abbondante spolverata di cacio semifuso e di pepe. Buone e particolari, anche se qualcuna non proprio perfetta nella cottura, leggerissimamente indietro.
Prendiamo quindi due porzioni di dolce, che ci dividiamo in tre. Una delizia al limone: la solita tettarella bianca che ho mangiato anche a Furore, sulla costiera amalfitana, squisita anche questa (se la fanno mandare da giù). Una pastiera napoletana, fatta da loro qui, eccezionale, meglio ancora della tetta, ed è tutto dire.
Il costo pro capite non l’ho diviso per tre, ma l’ho calcolato per la mia cena, perché l’Elisa ha saltato l’antipasto, il contorno e il vino. I piatti non erano né abbondanti né scarsi, giusti per noi.
Nell’incertezza del giudizio finale, opto stavolta per il punteggio inferiore, sia per qualche quisquiglia non al top e sia perché non ho assaggiato i primi, che mi riservo di fare al più presto ritornandoci, perché il posto vale parecchio, è potenzialmente da cinque cappelli.
Magari (suggerimento per chi avesse voglia di fare un salto da queste parti) da affiancare alla splendida mostra di Marc Chagall a Palazzo Forti (fino a luglio), due minuti di distanza a piedi, e poi passeggiare tranquilli per il centro di Verona, che, in particolare con queste giornate, è veramente straordinario.
Consigliatissimo!!
[TèstaQuédra]
13/04/2011
Mi segno immediatamente il posto nel caso vada in gita a Verona.