Era un rigido inverno del lontano 1929 e la vecchia Chicago era stritolata in una morsa di ghiaccio.
Erano gli anni del proibizionismo ed io, Pippo Baudo e Little Toni stavamo preparando il nostro grande colpo.
Volevamo introdurre, in un'America sempre a caccia di alcool, dieci container di pesche sciroppate sotto spirito della Toschi e venderle al mitico Al Capone.
Eravamo preoccupati perché il nostro colpo precedente si era sciolto come neve al sole, infatti volevamo contrabbandare una nave intera di Boeri e Bombe al Rum, peccato che fosse agosto e tutto il cioccolato liquefatto, formò in acqua un'onda anomala che sommerse la Sears Tower facendola diventare un Toblerone.
Accidenti.
Ma Pippo disse: “Don't worry, ci penso io a contattare Al, del resto l'ho inventato iooo!” e gli mandò un piccione viaggiatore.
Al gli rispose con una testa di cavallo.
Allora ci pensò Little Toni a dire: “Vi porto io Al” ma dopo due giorni arrivò a bordo di un sidecar targato Brindisi insieme ad Al Bano che intonava: “Quando il sole torneraaaaaa”.
Ci vollero due giorni e due notti per disperdere le fans che li seguivano da Brooklyn.
Allora mandai io ad Al Capone un pacco con dentro un galletto vallespluga (ne era ghiotto) ripieno di pesche sciroppate.
La replica fu un cinghiale con le sembianze di Galeazzi ripieno di marusticani e fichi d'india (ne era ghiotto Pippo) ed un invito al suo covo segreto, una pizzeria sulla Avenue.
Avevamo fatto colpo!
Il problema era che il cinghiale era vivo e continuamente gridava: “aumentano i colpi, aumentano i colpi e vanno a vincere, vai peppiniello vaiiii!!!”.
Al secondo giorno fu abbattuto e Pippo fece indigestione di fichi.
Per non dare nell'occhio andammo all'appuntamento vestiti in maniera sobria: io con un bel impermeabile con sotto niente, occhiali neri e cappello a tesa larga.
Pippo si vestì da "Pippi calze lunghe" provocando diversi conati di vomito tra i passanti e Little Toni uscì in divisa da Elvis con le frange ed il ciuffo da “spometic” tanto che nessuno capì da cosa era vestito e lo imprigionarono per pazzia.
Appena entrati fummo aggrediti alle spalle, ma non dai due energumeni sulla porta bensì dalla puzza di fritto che arrivava dalla cucina.
Ci liberammo correndo verso il tavolo ed in un secondo, un nano alto un metro e ottanta ci disse che il Capo sarebbe arrivato più tardi.
Tanto valeva mangiare.
“We wanterem, fors, an half yarda of pizza at this gust: 1/3 Daisy, 1/3 white with cim de rap and sausage, 1/3 with onions and ham crud at the exit” dico io.
Mi arriva un pugno secco sul naso, che inizia a sanguinare.
“Uè guagliò mo te prendi stì gnucchet a o' sugo!”
Pèmm!
Un'altro cazzotto.
“Accà se parla solo Napulità!”
Svelto e zitto, mi lavai la faccia e mi avventai sulla birra che era già arrivata.
Pippo, dall'agitazione, era diventato alto un metro e cinquanta e sproloquiava in catanese millantando parentele con George Jefferson e offrendosi per lavare la biancheria.
La pizza era favolosa, una delle pizze più buone dell'Illinois.
Ce la spazzolammo con l'imbuto ed in quel momento arrivò Al Capone vestito con un gessato di ermellino e prosciutto crudo, l'ultima creazione di Dolce & Gabbana.
Mi porse la sua mano sulla quale cappeggiava un'anello in oro 64 carati con raffigurata la sua casa natale in scala 1:1 ed io baciai la porta d'ingresso.
Gli porsi un vasetto di pesche sciroppate e lui lo mangiò in un boccone compreso il vetro ed emise un grosso rutto all'odor di Havana sette con cui ubriacò tutta la sala!
“Se può fa, guagliò” disse Lui.
“Sono meglio i fichi di ste ca**o di pesche!” urlò Pippo Baudo completamente sbronzo mentre cercava di presentare il “Folletto” della Vorwerk ad un gruppo di megere che lo guardavano estasiate.
Pèm!
Con una mazza da baseball, fu steso da Al e finito dai suoi scagnozzi che gli fecero il solletico sotto i piedi per quindici giorni ininterrotti.
“Te farò ricco” mi disse Capone “nun fa ca**te” e mi sorrise leggermente di sgembo facendomi vedere il diamante marcato Tiffany che aveva al posto delle gengive, mi diede una pacca sulla spalla e se ne andò volando.
Il nano di un metro e ottanta mi diede due calci nel c**o e mi fece pagare 35 euro per il mezzo metro di pizza, la birra, la coca cola e un caffè ed io uscii nel gelo della windy city inseguito ed azzannato da tutti i cani della zona, neanche fossi stato al "Maestro del Pesce"!.
Ma che serata!
Ma infondo chissenefrega, ero ricco ormai e potevo tornarmene a Modena!
Adìo Zèmian.
P.s.: Ogni cosa scritta in questo racconto, è eslusivamente frutto della mia fantasia, tranne due eccezioni: la bontà della pizza e la puzza di fritto .
Consigliatissimo!!
[pappapappa]
19/12/2008