Era da tempo che volevamo provare questo locale io e la mia Compagna di viaggio. La serata ancora fresca ma con la primavera che comincia a lasciare le sue impronte fa da cornice ad una Castelvetro che trasmette sempre una particolare suggestione. Ho avvisato al momento della prenotazione che probabilmente saremmo arrivati tardi e in effetti la nostra puntualità nel ritardo non si smentisce. Veniamo accolti in maniera molto gentile da colui che gestisce la sala e che aveva risposto alla mia telefonata; probabilmente mi riconosce, siamo gli ultimi e sta aspettando solo noi.
Scendiamo alcuni scalini e ci accomodiamo al piano interrato, 5 tavoli, gli altri 8 commensali sono già a buon punto della cena. Il nostro tavolo è ampio, quadrato, appoggiato al muro; le sedie in ferro battuto sembrano tranquillizzare chi vi poserà il suo peso, garantendo la tenuta anche a fine cena. L' ambiente è assolutamente classico: muri in pietra, tavelle originali a pavimento, travi in legno. L' arredamento è essenziale e sobrio, e svolge perfettamente la funzione di gregario alla struttura già di per sé ampiamente caratteristica.
Consultiamo il menù: completo, accattivante, lascia ampie possibilità di scelta; è classico, si lascia andare a qualche rivisitazione, non lo trovo eccessivo, come sempre più spesso accade in questo tipo di locali: la creatività mi sembra venga messa a disposizione delle proposte, e non viceversa.
Ci viene servito un cestino di pane, gnocco e grissini, che verrà (quasi vuoto) ben presto sostituito.
La cantina è importante senza eccessi. Per i piatti scelti servirebbe un rosso strutturato, ma il clima primaverile ci fa venir voglia di bollicine e allora opto per un Rosè brut millesimato di Franciacorta, anno 2005, azienda agricola “Le Marchesine”. L' approvazione del padrone di casa mi rende felice, l' assaggio ancora di più: profuma di fiori, l' aroma è complesso, il sapore secco e importante viene attenuato dalle bollicine. Ottima scelta (voto 9,5).
In genere preferiamo scegliere piatti diversi in modo tale da assaggiare tutto e scambiarci le opinioni, e così facciamo. Coscette di rana con polenta fritta e stracchino per lei, Sformatino di spinaci in salsa di taleggio e aceto balsamico per me. L' incursione nel piatto della mia dirimpettaia mi lascia soddisfatto nel complesso considerati singolarmente gli elementi che lo compongono, non convincendomi invece appieno sul filo conduttore che dovrebbe legarli (voto 8,5). Il mio lo trovo invece una delizia: lo sformatino è caldo, il sapore deciso degli spinaci la fa da padrona (spinaci che sanno di spinaci spesso sono una rarità), il taleggio è saporitissimo e nel complesso il piatto è eccellente (voto 10). Proseguiamo con dei Tortelloni di patate per lei e il famoso Filetto del Locale per me. I tortelloni sono ripieni solo di patate e parmigiano, la grana del pesto è grossa e non dà giustamente l' idea del purè; la sfoglia l' avrei tenuta leggermente più spessa. Il condimento al burro con il guanciale saltato è azzeccato (voto 9). Il filetto di manzo è una delizia. Il giovane cuoco ci spiega (eccellente l' idea di far prendere le ordinazioni al caposala e far ritirare i piatti vuoti al cuoco) che viene cotto alla griglia, insaporito con la senape, risaltato in padella con un cognac avvolto nel prosciutto e servito con una salsa di pepe. Il gusto è deciso, particolare, intrigante, anche impegnativo, ma accattivante (voto 9). Notiamo che le porzioni sono molto abbondanti: 14 tortelloni e una noce di carne, peraltro tenerissima, di almeno 4 etti (già la stessa considerazione sulle quantità era stata fatta con gli antipasti). Nonostante la sazietà abbia già fatto capolino nelle nostre pance, non rinunciamo al dolce: millefoglie al cioccolato bianco e semifreddo agli amaretti e caramello. Il millefoglie è delicato, con il cioccolato bianco lavorato a spuma che non uccide il resto (voto 8,5); il semifreddo produce un contrasto dolce-amaro di piacevolissimo effetto (voto 9). Terminiamo con una Barbera chinata (voto 7); giusto un sorsetto a testa.
Siamo rimasti solo noi nel locale, il cuoco ci raggiunge, e dopo un certo imbarazzo iniziale legato al fatto che si è accorto che più o meno siamo del mestiere e quindi è curioso di sapere il nostro pensiero, cominciamo una amabile chiacchierata che concludiamo al piano di sopra al momento del conto. Anche qua la sorpresa è piacevole: 94 euro portati a 90, che, escluso il vino, farebbero 30 a testa.
Le chiacchiere prendono il sopravvento, le comuni esperienze si intrecciano, e la riservatezza iniziale del nostro interlocutore lascia il posto a una crescente personalità che ci cattura e ci fa prevedere per lui un futuro certamente importante.
Quando ci siamo avvicinati a questa splendida iniziativa che è GustaModena ci eravamo ripromessi di utilizzare i 5 cappelli solo in casi straordinari; deroghiamo volentieri a questa regola. Dovessimo esprimere un voto in centesimi daremmo 91; avendo a disposizione i cappelli e trattandosi di un 4 pieno, lo facciamo diventare un 5 augurandoci sia di incoraggiamento per questi giovani imprenditori e per la passione che dedicano al loro lavoro.
Imperdibile!!!
[GROG]
15/04/2009
Visto che sei del settore, che locale gestisci, tant par savèr..