27 marzo 2010
Causa gita sui monti nostrani per recuperare un po' di robina mangereccia, essendo partiti tardi, io e la mia mogliettina decidiamo di venire qui a mangiare, in fin dei conti siamo ad un tiro di schioppo. Previa telefonata ci viene comunicato che c'è ampia disponibilità.
Arriviamo sul posto dopo un quarto d'ora. La location è accattivante, dal cortile si intravede a occhi nudo la casa natia di mia suocera, dall'altra sponda della vallata dello Scoltenna. Mia moglie si sta gongolando nel “vecchiume” delle sue parti. Questa zona dell'Appennino Modenese è, ovviamente, la sua preferita.
Dal sito http://www.agriturismo-on-line.com/pagina_popup.cfm?ID=4902&IDregione=5
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“L'agriturismo Casa Gianino è nato dal recupero di un antico convento del 500; casa a corte chiusa interamente ristrutturata.
All'interno della casa padronale sono state ricavate due sale ristorante mantenedo lo stile originario della struttura, entrambe dotate di camino.
Le antiche celle sono state adibite a cofortevoli camere, ognuna dotata di bagno.
Su prenotazione è possibile effettuare anche solo ristorazione, gustando piatti tradizionali.
Il menù è a prezzo fisso ed è composto da antipasto, due primi, due secondi, dolce e caffè; € 24 (vino escluso)
Le nostre specialità sono: gnocco fritto, salumi, tortellini, tortelloni di ricotta, lasagne, maccheroni al torchio con cinghiale, scaloppine, grigliata, e crescentine con affettati e selvaggina.”
Ci accolgono, mentre saliamo dal parcheggio, due volpini, uno giovane e uno vecchio, poverino. Il più giovane non fiata, non fa vedere i denti, ma si struscia in maniera unica, vuole solo delle coccole.
Appena si entra nella piccola corte, attraverso un portone sovrastato da un arco, si respira un'aria diversa, ci si sente quasi calati in un'atmosfera antica, sulla destra una casettina con su un muro un volto di sasso in rilevo, poi a seguire tettoia con forno e griglia ed alcuni tavoli per mangiare all'aperto, altro muro di fronte con analogo portone con apertura ad arco che porta su un giardino privato con giochi per bimbi. Sul lato sinistro la casa vera e propria, dove si trovano sale e cucina.
Dentro si respira la stessa aria di fuori, c'è silenzio. Sulla destra si va in cucina e alla toilette (porta scorrevole che dà direttamente sul bagno, dentro nuovissimo e pulitissimo, unico problema con la rubinetteria del lavandino, è un modello strano, c'è una specie di cloche, ci metto un anno a capire come si fa, poi quando ce la faccio mi sono già lavato…. Bisogna roteare la leva in senso orario finchè l'erogatore dell'acqua si blocca e il flusso continua, per interromperlo basta spostare la leva di un nonnulla), sulla sinistra il banco-bar-reception e al di là una stanza con tavoli apparecchiati. In fondo un bel camino funzionante ma non acceso, le finestre sono chiuse e piccole e in alto, con le classiche inferriate di queste parti. Le pareti sono tutte sasso a vista come all'esterno, l'arredamento in arte povera con appesi alle pareti tanti oggetti da lavoro di un tempo, oggetti in rame e in legno.
Il pavimento è originale, in mezzo alla stanza, inciso su un pietrone, si legge J837.
Ci sediamo ad un tavolo in fondo, fuori c'è un notevole vento, vedo i rami degli alberi sbattacchiare gli uni contro gli altri e le nuvole corrersi dietro, il cielo da lindo e terso che era ora sta inscurendo, peccato, stamattina a Modena la giornata era bellissima e calda, qui c'è freschetto.
il vento (GROG, Autunno 2009)
soffia forte il vento e
spazza le nuvole dal cielo,
scuote le fronde degli alberi,
le foglie secche nuotano nell'aria
e i capelli cavalcano le folate,
le persiane delle case sbattono,
sibili allietano le nostre orecchie,
refoli si insinuano sotto i vestiti
facendoci tremare per un freddo
che ancora non c'è...
e stringiamo forte le braccia
come per trattenere l'ultimo calore
dentro di noi...
La Silvia (non l'ho mai vista ed è la prima volta che vengo qui, ma i quattro avventori che sono arrivati dopo di noi, assai rumorosi e sboccati, la conoscevano bene e la chiamavano spesso) arriva e ci chiede i beveraggi. Acqua gassata e Lambrusco della casa. Se ne va e torna con un cestino di pane casereccio, dalla farina scura, crosta soda, ben cotto, dal colorino grigiastro, buono, una caraffa di acqua gassata denaturalizzata e una bottiglia di Lambrusco Grasparossa di Castelvetro Raimondi.
Dopo due chiacchiere e tanti sguardi intorno, arrivano l'antipasto e qui capisco che c'è il menù a prezzo fisso.
Il piatto dell'antipasto è composto da quattro piccole losanghe (5cm per lato……. chi vi ricorda questa misurazione??????) di gnocco fritto, un po' spessino ma assolutamente non unto e morbidissimo, una fettina di pancetta, due di salame tipo felino e due di coppa. Salumi ottimi.
Finito il piatto la Silvia ritorna con un piatto elissoidale colmo di tortelloni di ricotta e erbette al sugo rosso. Molto buoni, stricchetto bello sodino e pasta intorno al ripieno sottilissima, impasto interno assai gustoso e quindi tortelloni teneri. Il sugo era fenomenale, al pomodoro con verdure finissime. Mia moglie ha voluto il bis perché si era commossa, le ricordavano quelli che faceva sua nonna, uguali in tutto e per tutto, d'altra parte era nata poco distante.
Dopo di chè mia moglie mi confessa che è già piena così. Per mazzata finale, la Silvia arriva con un piattone di maccheroni al torchio con sugo di cinghiale. Mia moglie si ribalta, li assaggia e passa, il cinghiale non le piace. Io ne mangio metà, non oso finirli, so che non siamo alla fine. Nel complesso buoni, pasta cotta perfetta e ottima, sugo un po' carico, ma cinghiale ben cotto.
Siamo pieni come otri, ma la Silvia inesorabile ci allunga gli arrosti, pochi per fortuna, due fette di manzo e due pezzi di coniglio, insala riccia di contorno. Le due fette sono buone, ma a mio parere troppo dure, sembrano strinate anche se non lo sono, carne soda e di difficile masticata, poco grasso. Il coniglio è buono ma i pezzi sono praticamente tutte ossa.
Mia moglie si prepara per i dolci quando Silvia riappare con un cestino di tigelle…………… aaaaarrrrrgggghhhhh ……………….. mia moglie sgrana gli occhi e sta per svenire quando Silvia arriva con un piatto di capriolo in umido. A me le tigelle sono piaciute, come anche il capriolo, ottimo, ma ormai ero “alla frutta”.
Peccato, ma la prossima volta mi attrezzo e vado a mangiare con dei contenitori, se resta lì qualcosa me lo impacchetto da solo. Oggi hanno buttato via un sacco di roba……. Mi sarei portato a casa tranquillamente una decina di tigelle, un bel po' di capriolo, maccheroni col cinghiale….. un altro pasto insomma, ma mia moglie mi aveva già fulminato con gli occhi “non ci provare a chiedrlo che mi vergogno….”.
Dulcis in fundo, i dolci, pochissimi per fortuna, due pezzettini di crostata di amarene, buona, e due pezzetti di torta al cioccolato e nocciole, simil, ma molto simil, Barozzi, buonina (per mia moglie buonissima),
due caffè (non hanno il dolcificante) e bottigliette di liquorini in tavola, grappa bianca secca, prugnolo (favoloso, mia moglie che notoriamente non beve voleva leccare il collo della bottiglia) e limoncino (buono anche questo).
Alla fine andiamo a pagare e spendo 24 € per due, menù fisso, e 5 € per il Lambro, 53 € in tutto. Buon rapporto qualità/quantità/prezzo.
Tre cappelli. Non mi sento di andare oltre, devo provarlo questa estate di sera attorno ad una griglia.
Giustifico i tre cappelli perché gli arrosti non erano un gran chè, il caffè era imbevibile, il peggiore che abbia mai bevuto in vita mia, il tipo di menù, ottimo in inverno, un po' pesantino in questa stagione.
Nel complesso merita una gita.
A-v salut magnadôr bóss, arváddres….
Consigliato!
[joy]
02/04/2010
Però certe sbavature sono rimaste...